La luce, messa in scena e resa visibile mediante il colore, è al centro della pittura ariosa e sensoriale di Raffaele Cioffi. La sfida di riprodurre qualcosa di immateriale con la materia è stata affrontata dagli artisti di ogni tempo. Cioffi, nella Serie Luce dipinta, iniziata a partire dal 2017, che comprende opere su tela e carta, riconduce la pittura agli elementi base quale il colore, la stesura e la pennellata. Compie ricerche e riflessioni sulle possibilità di impiego di questi mezzi pittorici. Ne sorge una pittura che rispecchia se stessa: dipinti puramente immanenti, che ci sanno persuadere unicamente grazie alla loro materialità, forza suggestiva e aura contemplativa. Luce dipinta, dipinta come luce colorata.
Di forte impatto visivo sono le fasce colorate poste al centro della tela che appaiono come arcobaleni verticali. Una linea nettamente ritagliata si dissolve in sfumature raffinate di colori fino a disperdersi in un intenso scintillio – come tubi al neon color ciano, magenta e giallo, che emettono luce diffusa e suggestiva. Cioffi, per realizzare questo effetto si serve di un nastro adesivo, con il quale anzitutto segna le linee verticali sulla tela in modo da ottenere poi tratti precisi e contrastanti. L’uso di colori fluorescenti rafforza l’effetto luminoso simile alla luce al neon. Così non solo si materializzano, nella pittura di Cioffi, gli effimeri spazi cromatici di Dan Flavin o di James Turrell. Le linee verticali di colore riprendono anche i tagli nelle tele di Lucio Fontana. Cioffi le circonda con bordi monocromatici più o meno ampi che si estendono all’occhio dello spettatore anche oltre i margini del telaio. In tal modo si sviluppa un effetto cromatico sconfinato ed elementare. Quando Cioffi rinuncia alle strisce centrali e lascia vuota l’area bianca al centro del quadro si manifesta un effetto vortice quasi magico che fa affiorare nella profondità dell’opera l’illusione di uno spazio cromatico. A consolidare l’impressione ottica di questi spazi sono i colori dei bordi con le loro ombre scure che circondano la superficie.
Anche se le grandi campiture di colore ed il loro effetto ricordano le composizioni elementari dai colori luminosi di Barnett Newman e Mark Rothko, è proprio la suggestione dello spazio che le distingue. Mentre i rappresentanti della Color field painting accentuavano la superficie piana e coinvolgente del dipinto, le opere di Cioffi aprono nuove dimensioni cromatiche che vanno oltre. La spazialità che Fontana realizzava tagliando la tela è raggiunta da Cioffi con la disposizione dei colori.
L’esecuzione delle opere si svolge per strati, per cui spesso colori più chiari nascondono uno sfondo scuro che emerge dal sottofondo. In alcuni casi Cioffi impiega buste di plastica per stemperare il colore ad olio nascondendo così le pennellate. In altri casi utilizza stracci di tessuto per rimuovere il colore in eccesso. Evitando tocchi di pennello e gesti espressivi dove la «mano» dell’artista passa in secondo piano, come se il processo di lavoro, ossia la presenza dell’artista non dovessero essere riconoscibili. L’artista indietreggia davanti alla sua opera e si mette al servizio del colore e della luce.