LA LUCE LIBERATA

La luce cresce fra soglie e passaggi, entra lentamente e si spinge nell’aria delle stanze ideali. Quella di Raffaele Cioffi potrebbe sembrare una pittura destinata a un gusto prezioso dell’occhio, invece bisogna avvertire la profonda necessità di filtrare il reale in questa sottile consistenza di una pittura che è riflesso di una disposizione mentale adatta a sciogliere gli ingorghi confusi della natura su uno schermo di trepide intuizioni. La finezza di queste modulazioni di colore, che si intrecciano sulla spinta di un’emozione che vuole trasfigurare la realtà quotidiana ed esprimere una delicata elegia, ci conferma che siamo dinanzi a un’intelligenza pura, a un animo sensibile che trova nel dipingere, nel colore tenuo, pulviscolare, intriso di luce, la sua felicità, la sua verità. Il clima di questi luoghi investiti di luce e di colori, svela proprio come nel cuore di queste immagini-universo, si movimenta una monumentalità senza arteficio, capace di una rèverie nella quale l’anima veglia senza tensione. Da anni Raffaele Cioffi (Desio, 1971) mirabilmente ha tracciato, nel panorama dell’arte contemporanea, un suo percorso di raffinata intellettualità, come direbbe il mio mentore e collega Giulio Carlo Argan. Una cosa a mio avviso da non trascurare è che tale percorso parte dopo quell’insegnamento che Cioffi ha avuto all’Accademia di Brera con Luciano Fabro. Un percorso aristocratico, esemplare, raffinato. Una visione essenziale della pittura, un’astrazione assoluta che conduce il visitatore al centro di una profonda esperienza visiva e sensoriale, quasi mistica. Un illustre filosofo contemporaneo, Emanuele Lèvinas nel più noto dei suoi scritti che ha titolo “Totalità e infinito”, ha ricordato come l’architettura – che vuol dire anche progettazione e costruzione – è nella sua essenza dimora, casa in senso totale, composta da “stanze”, “passaggi” e “soglie”; tutto ciò va spiegato per un verso come “apparizione dell’estensione fisico-geometrica” e per altro verso come “spazio per l’utopia in cui l’io si raccoglie dimorando a casa sua”. Da qui occorre partire per leggere le pareti, i muri, e le “soglie” di Raffaele Cioffi. Questi luoghi pensati prima che dipinti, sono spazi intimi, hanno soglie di accesso, Cioffi ci conduce con un viaggio verso la fonte di un processo creativo, per raccontare i valori simbolici e poetici di quella forma a stanza – forsanche immaginaria – , stanze tematiche, stanze dei saperi, stanze del pensiero, stanze scientifiche, stanze illuministe, stanze mediche, stanze politiche, stanze degli affetti, stanze musicali, stanze degli odori, stanze dei reperti, stanze di manufatti, stanze della pittura, stanze geografiche, stanze culinarie, stanze delle memorie e dei ricordi. Oltre queste soglie e quelle stanze vi è l’abitare di un poeta qual’ è Raffaele Cioffi. Le opere rifiutano le forme rigide e chiuse, come i colori freddi e monolitici, per adottare colori tenui che s’intrecciano in un pulviscolo morbido e fluttuante. Le soglie e i passaggi sono nobilitate dal retaggio di una tradizione colta che serpeggia fra la materia-sostanza artigianalmente trattata e aggredita e cariche di un respiro poetico sempre palpabile, quasi scrigno esiodeo di opere e giorni. Architetture, porte, finestre, soglie, pareti, superfici, avvolti in un gioco di riflessi e ombre che conferiscono al tutto un aspetto sempre diverso al mutare della luce e delle ore del giorno. Queste architetture si nutrono di valenze mitico-magiche, la loro apparizione è estensione fisico-geometrica, e la ricerca artistica di Cioffi è un vero e proprio processo astratto e intellettualizzato che si porta verso un sistema visualmente strutturale e ottico di una certa scuola americana. Nei profili di queste pareti-orizzonte vi sono temi memoriali che sanno di totalità e infinito, materie e colori che si dispiegano sulle superfici e definiscono sì gli spazi, ma recuperano la storia attraverso fasci simbolici e sacri, di coscienza e ordine, di inedita invenzione. Tele, per lo più di grandi dimensioni, che offrono un orizzonte di lettura che va oltre la pittura stessa e che chiede al visitatore di “entrare dentro” le opere e “attraversarle” lentamente, per ritrovarsi come in un’altra dimensione. Il percorso post-aniconico – che è già stato di Valentino Vago, Claudio Verna, Claudio Olivieri e Riccardo Guarneri – si ritrova e vive anche nella pittura di Raffaele Cioffi, evidenzia come l’artista cerchi e trovi di volta in volta la dissolvenza dell’immagine nella luce e nel colore, per un’astrazione estremamente nuova, post-moderna, dalla colorazione pastosa e dalla forte valenza spirituale, che sa di paradiso, di mondi ultraterreni, di cieli e universi inesplorati, rilevano una timbricità romantica dell’anima che si mostra in una pennellata forte, densamente lavica e coinvolgente. Uno spettacolo inedito che stupisce, una visione essenziale della pittura, di una “pittura oltre”, di un’astrazione assoluta che vuole porre il visitatore al centro di una profonda esperienza visiva e sensoriale. Con Cioffi abbiamo un ritorno verso una pittura d’essenza, che diventa riflessione sul fare, scrittura di un percorso di pensiero. Le tele sono come sollecitate da una sensibilità acuminata, mostrano un formicolare di particelle infinitesimali di materia e di luce, come estensioni di un antico tracciato musicale con significato trascendente pur se all’interno di uno spazio concreto nel quale le cose non sono illusioni e lo spazio risulta così aperto a tutti i ritorni dell’impossibile. Le tele sono supporto primario in cui si dà forma un pulviscolo molecolare che muta di volta in volta, che pare registrare impulsi psichici, mettendo a segno un percorso di accadimenti, di tempi, di storicità vissuta sul filo degli eventi quotidiani. E la superficie cromatica – luogo in cui la luce penetra nel profondo delle connessioni della tela – si condensa di ramificazioni secondo un pensiero che si perde nei labirinti dei richiami esistenziali, affidato alla trasmissione automatica dell’inconscio. Il grado di tensione delle immagini si movimenta su un ritmo interno di dolce eco naturale che, nelle vibrazioni del colore e della luce, Cioffi ne veicola il richiamo alla essenzialità degli spazi ipnotici di Rothko. Nei quadri di Cioffi si è dilatato lo spazio, il rettangolo e il quadrato si è fatto spazio, e un’aria lenta e grandiosa, un respiro intimo e forte, hanno sfoltito questa meditata asfissia. E’ così che i suoi dipinti diversamente significano, in quanto in essi si ritrova un nuovo modo di affacciarsi al mondo, alla vita. E’ una nuova oggettività, Raffaele Cioffi è il poeta delle cose sottili, impalpabili, ma profonde, assolute.