LIGHT SCREENS

Guardare un’opera d’arte non è un’azione semplice: presuppone l’abbandono totale alla visione e il soffermarsi senza limiti di tempo, per lasciarsi andare alle infinite possibilità di ciò che può accadere. Questo approccio ascetico è ancora più efficace nella contemplazione della profondità e dell’oscura luminosità delle tele di Raffaele Cioffi, raccordate meticolosamente e in modo studiatamente selettivo nella mostra “Light Screens” della LM Gallery. Il titolo è identificativo, è un suggerimento interpretativo ma anche una dichiarazione di intenti sulla volontà di raccogliere i momenti più significativi di questi ultimi cinque anni di carriera dell’artista. Valorizzate nella loro unicità, evitano ripetizioni e ci permettono di esplorare il mondo di Raffaele Cioffi attraverso la giustapposizione non casuale di cromie, luci, ombre, tracce emergenti e abissi rarefatti. La dote della pittura astratta è proprio questa: la possibilità infinita di abbandonarci all’incontro con l’opera. Nonostante l’obbiettivo della pittura d’astrazione sia quello di allontanarsi da referenti tangibili e reali, queste tele scavano interiormente: è l’emozione del colore, del puro piacere cromatico e dell’accostamento saggio di tonalità. Il verde, declinato nelle sue sfumature più affascinanti, il blu cobalto, i colori naturali della terra, del Sole e dei minerali vengono fatti combaciare, attraverso sfumature che mettono in evidenza la sperimentazione sul colore e delle sue temperature.

Le tele della serie “Sipario”, monumentali e ieratiche nella loro grandiosità silenziosa, abbracciano la tradizione dell’arte astratta, che mette in evidenza il gesto dell’artista, la grana del colore, l’apprezzamento estetico della pura pittura. Eppure, queste ampie campiture di colore, calme e scandite da un sapiente passaggio di luci ed ombre, vengono interrotte da una lucida, brillante ed umana colatura. Questa brutale irruzione della componente più vitale della pittura ovvero la traccia visibile della mano dell’artista è lo strappo che apre un collegamento tra lo spettatore e l’arte, tra l’interiorità di Raffaele Cioffi e la nostra. Il segno è un gesto presente nella sua pittura, nonostante all’apparenza non sia così evidente: nelle tele di “Sipario” e “Continuum” qui esposte, è possibile notare le tracce dell’autore che graffiano la tela verticalmente con un tratto da cui emerge il movimento, l’impercettibile tremolio della mano umana. Sembrando dettagli, ci svelano proprio questo, ovvero la volontà di firmare le sue opere attraverso un segno silenzioso e quasi fondente con il colore sottostante. La spiritualità dell’artista è un sentimento che pervade le sue opere, che si respira nelle tele che abbiamo appena cercato di interpretare ma che diventa più tangibile nelle tele della serie “Alla luce della Croce” presente in galleria, a completamento dell’analisi del lavoro di Raffaele Cioffi. Si stagliano sullo sfondo dell’ambiente espositivo come una chiave di volta, che unisce queste tele svelandoci la volontà di ricercare l’essenza più intima di ciò che un’artista può mettere nel suo lavoro. Le candide croci dissolventi illuminano lo sfondo nero, generando una sfumatura allegorica della salvezza della fede dalle paure e dal buio dell’anima umana.  Attraverso l’esperienza multisensoriale che scaturisce dalle sue tele, e in questo caso alludo metaforicamente al silenzio e alla quiete che ci trasmettono osservandole e respirandone la raffinatezza, Raffaele Cioffi ci spinge a confrontarci con l’inquietudine della modernità, che egli combatte attraverso una pittura squisitamente tradizionale. La tela torna ad essere il medium di elezione, il colore e la luce sono i protagonisti e l’impatto emotivo il risultato sperato. “Light Screens” si propone come un manifesto delle molteplici sfaccettature dell’arte di Raffaele Cioffi, un’arte che esprime una luminosità vitale, fluorescente e moderna, lontana dal buio carico di presagi di mortalità dell’astrattismo di Mark Rothko, a cui sembrerebbe palese il riferimento.

È un ritorno alla dimensione mitica e simbolica della superficie pittorica, declinata secondo un ascetismo che riduce la forma fino ad un astrattismo lirico e luminoso.