IL RITMO DELL’INTENSITÀ DEL COLORE

C’è una costante nel lavoro di Raffaele Cioffi che, oltre ad un’insistita ed acclarata volontà di interpretare le possibilità dialettiche ed espressive del colore, rimanendo fedele alla tradizione delle ricerche analitico-astratte incentrate sul puro valore della Pittura, lascia trapelare anche una sensibilità orientata da un preciso senso del ritmo e dell’armonia.

La sua pittura denota sempre un accostamento di modalità espressive quasi opposte e decisamente contrastanti che ci fanno individuare, infatti, due partiture dialoganti che scandiscono l’intonazione del colore: una piatta e monocroma e un’altra vibrante e sovraccarica di sfumate cromie. In quest’alternante dualità si genera quella scansione musicale che fonde emotività ed espressività visive ad accenti melo- dici e sonori. Posti in reciproco confronto i due fronti indicizzano il suo segno scritturale che sperimenta e comprova la sua natura di interprete della vivacità assertiva del colore, nel quale infonde, ad ogni tonalità espressa, un’inattesa e dirompente vitalità.

Cioffi – quasi come un compositore che si districa tra andamenti di adagio e allegro, piano e forte – tesse unitariamente le trame coloristiche: passa prima una stesura silenziosa che, apparentemente dimenticandosi dei significati simbolici delle individuali unità cromatiche, si concentra sull’uso minimale della monocromia come fatto riflessivo e cognitivo. Questo importante ruolo, dato ad un solo colo- re, diventa una lunga pausa proprio sull’essenza della singolarità cromatica e della sua totale autonomia e indipendenza. D’altra parte irrompono poi con un’altra vocazione, accesi impasti di colori differenti che si fondo e ibridano sotto i fendenti di spatolature e pennellate. La superficie dipinta si pone in modo diametralmente opposto alla precedente: qui viene scossa dall’imprevedibile e cangiante tumulto cromatico in cui il colore diviene iridescente e mute- vole, un impasto magmatico che ribolle in una proliferazione di segni, gesti e ascendenze. Un tono aspro e dirompente, innesto che anima le tele attraverso una pittura che fa crescere esuberante la propria voglia di dire e darsi nella visione.

L’uso spesso di tele accostate, in formato di dittici e trittici, oltre che far riferimento alla storia e alla tradizione pittorica, si configurano come ulteriori sottolineature di quella sequenzialità ritmica che viene evocata e proposta in prima istanza dalle matrici intimistiche del colore.

In queste voci e proposte si crea il coro intonato della singolare partitura cromatica di Cioffi: il gesto del suo colore investe due sfere sensoriali differenti con una medesima coerenza che lascia inalterato il segno e il senso del suo guardare oltre i confini di una Pittura che in lui prende già corpo e consistenza, prima che sulla tela, nella riflessione delle sue idee, nel vorticoso fluire del suo pensare.

A riprova di quest’affermazione, in occasione di queste recenti esposizioni, c’è la testimonianza lasciata da una serie di lavori su carta, quasi prove progettuali che, accanto al lavoro pittorico su tela e in grande formato, offrono lo spunto per una verifica delle sue capacità programmatiche, riscontro di una pittura che si compie in un tempo dilatato e ponderato e che non è mai schiava dell’emozione di un istante passeggero, quasi fosse affidata al casualità della circostanza.

Meditazione e progettualità, musicalità e ritmo eufonico, sono certamente aspetti che, riguardo alla sua ricerca, meriteranno approfondimenti critici ulteriori, in attesa di vederne nuove tracce nelle prossime formulazioni cromatiche tra- scritte nelle sue opere, perché, in Cioffi, quello che maggiormente conta resta sempre l’atto nobile del dipingere come pura fonte generativa di ogni cosa.